12 gennaio 2009

"Quando l'acqua........" il Piave torna di moda

una difesa dai piedi di sabbia

......un porto sommergibie

chi troppo vuole......
PONTE DI PIAVE
Gli eventi di morbida che in questi giorni hanno interessato la golena del Piave, in particolare
l'alveo nel tratto più a monte di Ponte di Piave devono portare a considerazioni e domande sulla
bontà di scelte che in questo decennio sono state adottate al fine di migliorare la sicurezza idraulica.
Vale la pena di immaginare le influenze che tali scelte potranno comportare in regime critico di
portata, nei riguardi delle aree esterne ai deboli argini posti a protezione dell'abitato di Ponte di
Piave, manufatti che a nostro avviso meriterebbero maggiori attenzioni con controlli più frequenti e
con opportuni rinforzi nei punti a rischio. E' nel prolungare la loro resistenza che si gioca con il
passaggio del picco dell'onda di piena critica. Nessuno sembra prendere seriamente in
considerazione questo fondamentale aspetto della sicurezza.
I siti di escavo delle ghiaie, nel tratto del fiume a monte di Ponte di Piave, sono stati numerosi in
questi anni (almeno 5), generando profondi canaloni che hanno interessato spesso tutta la sezione
dell'alveo, lunghi centinaia di metri e a volte tanto profondi, da rendere visibili le argille del fondo,
sulla base di piani cosiddetti di ricalibratura, il cui scopo dichiarato era quello di migliorare la
sicurezza idraulica in golena, quello reale il prelievo di inerti.
Si è proceduto inoltre a drastiche riduzioni delle alberature in alveo e soprattutto sulle rive.
A fronte delle morbide ordinarie di questi giorni, non sembra però che queste scelte abbiano
prodotto i risultati attesi: anche questa volta, il setaccio delle pile dei ponti ha accumulato
consistenti volumi di alberi sradicati; forse si sono scelti gli alberi sbagliati da tagliare?
A valle del ponte della SS53 è evidente l'enorme tappo che alberature, lasciate tranquillamente a
svilupparsi in altezza per troppo tempo supera oramai la superficie stradale del ponte, su quasi tutta
la sezione d'alveo e per una notevole estensione, ostacolando il deflusso delle acque in caso di
piena. Questo rallentamento di beneficio alle aree del basso corso, risulta invece dannoso per noi a
causa del rallentamento e il conseguente accumulo delle acque alla strozzatura dei ponti.
Il problema cronico del Piave è la mancanza di un piano d'intervento complessivo su tutto il corso
del fiume e la mancanza di attenzione per i singoli punti critici.
L'area dell'alveo, presso l'Orto Botanico si trova ad una quota altimetrica di una decina di metri
superiore rispetto a quella dei ponti della statale 53 e ferroviario. Questo tratto di circa 3 Km risulta
una vera "pista" sulla quale le acque si riversano rapidamente nella sacca di Ponte di Piave. Le aree
dove e avvenuta l'estrazione di inerti favoriscono il richiamo delle acque e le velocizzano con la
conseguenza di consistenti erosioni delle rive subito a monte. Il materiale inerte asportato dalle rive,
va a riempire rapidamente le capienti sacche create dalle estrazioni. I rinforzi puntuali delle aree di
erosione provocano la deviazione del flusso spostando il problema sulla sponda opposta con effetto
ping-pong che richiede continui quanto inutili e costosi interventi peggiorando la situazione
complessiva. Quindi questa è una scelta da rivedere..
In alternativa a seri interventi di difesa del fiume, altre scelte in questi tempi interessano il Piave ad
esempio il porto sul Piave che si intende costruire in quel di Salgareda, manufatto inutile
pubblicizzato e caldeggiato dalla giunta del Sindaco Zanchetta di Ponte di Piave.
I costi preventivati pari a 500.000 Euro, sarebbero sostenuti per 300.000 Euro con denaro pubblico
e il Comune di Ponte di Piave contribuirebbe con un costo non indifferente per le manutenzioni
assicurate dall'amministrazione Zanchetta.

PONTE2000

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