01 giugno 2013

PIAVE 2013: Disastri annunciati




PIAVE: Un fronte erosivo incontrollabile.

ORTO BOTANICO


 2003:come  appariva l'area 10 anni fa

2004 : dalla foto satellitare si evidenzia l'area della bonifica con un profondo asporto del materiale ghiaioso, oramai consolidato a confine con l'Orto Botanico e la sostituzione di materiali limosi facilmente erodibili.

2005: le operazioni di "bonifica agraria"si concludono estendendosi su una superficie di parecchi ettari.




2010: comincia l'erosione dell'area interessata dalla "bonifica agraria"

2013: tra il 2012 e il 2013 l'erosione (in rosso) sposta l'alveo del Piave  per una profondità di un centinaio di metri all'interno della golena facendo scomparire buona parte dell'area boscata dell'Orto Botanico di proprietà comunale. 


2006: con le massicce asportazioni di ghiaia più a valle e l'indebolimento delle sezioni di "bonifica agraria"appare inarrestabile l'attacco erosivo delle rive.























L’area conosciuta come Orto Botanico, di proprietà comunale, posta al confine orientale del territorio golenale di Ponte di Piave  è oggi interessata da incontrollabili azioni di erosione del fiume Piave. Il limitrofo terrazzamento esteso su una superficie di parecchi ettari, interamente dedicato a vigneto, presenta un profondo ed esteso fronte erosivo e sta rapidamente collassando in alveo.
O.B : staccionata divelta
A nostro avviso  questa preoccupante situazione è  la conseguenza di discutibili scelte o interventi  che si sono succeduti nell'ultimo  decennio.
Ritorna sicuramente l’interrogativo sulla opportunità delle operazioni di “bonifica agraria”,  attuate in questa area nel 2003, quando è stato attuato un asporto consistente  dello strato di ghiaie con la sostituzione di materiali limosi sciolti.
La bonifica agraria, attuata nel 2003-2005 su una superficie di parecchi ettari è stata allora contestata dall’Amminstrazione Comunale guidata dal Sindaco Gianni Marin, con un’ordinanza di sospensione dei lavori e ricorso al Tar del Veneto che ha in un primo momento riconosciuto la pericolosità idraulica delle operazioni intraprese, purtroppo successivamente il Tar del Lazio ha decretato  infondato il  ricorso del Comune.
Oggi ne sopportiamo  le amare conseguenze: le sezioni del fronte erosivo, messe a nudo dall'azione delle acque, evidenziano chiaramente l’entità e le discontinuità generate dalle operazioni di riporto dei materiali di  “bonifica agraria”. Questi fronti risultano oggi, anche a vista, quanto mai inconsistenti e particolarmente friabili, smottano facilmente a contatto della corrente del fiume, vengono trascinati a valle decantando sui fondali del tratto terminale già intasati dai limi e compromettendo l’ottimale deflusso delle piene.
massicci diserbi attuati sul 5o% 
In questa area gli impianti a vigneto costituiscono un fitto reticolo di pali in cemento, chilometri di fili di acciaio e plastiche per l’irrigazione. Tutto questo materiale  sta inesorabilmente scivolando trascinandosi in un effetto domino nell'alveo del Piave.

effetto domino sui vigneti
L’accumulo di questi materiali  impropri trascinati a valle dalle correnti impetuose del fiume, può portare a conseguenze a sfavore della sicurezza nell'area a maggiore rischio idraulico del fiume, potendo interessare  anche i ponti. E’auspicabile una pronta bonifica degli stessi e l’instaurazione di una idonea fascia di rispetto al limite delle piantumazioni agrarie prospicienti l’alveo e questa ordinanza spetta all'Amministrazione Comunale di Ponte di Piave responsabile in ogni caso del suo territorio.
effetto domino sui vigneti
A nostro avviso una causa concomitante che ha favorito questa situazione critica è stata l’abbassamento del fondo dell’alveo dovuto all'asportazione di materiali per volumi di centinaia di miglia di m.cubi.

Le operazioni in alveo attuate in questi decenni erano ufficialmente mirate alla sicurezza idraulica, ma, considerata la forte pendenza (10 m su un tratto di 3 km a monte dei Ponti ) hanno avuto come conseguenza l’evidente l’effetto erosivo delle rive i cui materiali sono andati a riempire i canaloni creati precedentemente a valle con le frequenti escavazioni.
In questo tratto dove è massima pericolosità del fiume, risulta evidente l’innesco di nuove pericolose direttrici del corso principale, a poco sono servite le deboli “difese sperimentali” di alcuni brevi tratti di riva improntate con palafitte, già in buona parte divelte o raggirate dalla irruenza  delle acque.


erosioni inarrestabili
 risultati a valle si vedono: l’ampio meandro di 20 ettari, a monte dell’isola di Fagarè che fungeva da tampone rallentando lo scorrimento delle piene, è stato facilmente scalzato nella piena del novembre 2013. Le acque adesso sono indirizzate nella sacca di Ponte di Piave senza alcuna divagazione utile al loro rallentamento. Anche a questo, in condizioni di piena, si possono imputare gli effetti di rigurgito alla stretta dei  ponti con il conseguente repentino innalzamento  dei livelli idrometrici e  del grado di rischio che il territorio di Ponte di Piave deve sempre più sopportare.

In altre parole, dopo questi interventi che non hanno risolto le problematiche dell'alveo, non possiamo meravigliarci oggi se il Piave sta recuperando prepotentemente e pericolosamente spazi in particolare sulla riva sinistra.


I

Piave 2013 :Altre criticità che si evidenziano nel tratto SX a Ponte di Piave:

quello che resta di un tratto di "difesa sperimentale"  con pali, sul fronte Zamuner. L'erosione che è entrata prepotente  sulle rive, ha inghiottito l'attiguo "giardino sperimentale con piantumazioni autoctone".