29 marzo 2007

OSSERVAZIONI al PAT

Di recente la Giunta ha approvato la base preliminare del P.A.T. (Piano dei Assetto del Territorio), documento che dovrà definire le linee dello sviluppo socio-economico del paese di Ponte di Piave, nel rispetto dell’ambiente.

La base del piano è disponibile in Municipio.

Queste sono le nostre osservazioni sul documento, con la riserva di ritornare sull’argomento in modo più esauriente quando sarà reso noto.

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P.A.T. Piano di Assetto del Territorio

Comune di Ponte di Piave

Osservazioni al documento preliminare

All’esame della bozza di documento preliminare elaborato dalla Giunta, è difficile scorgere nella genericità delle enunciazioni, la volontà di perseguire l’obiettivo primario della legge 11/04

“ Promozione e realizzazione di uno sviluppo sostenibile e durevole finalizzato a soddisfare le necessità di crescita e benessere dei cittadini… nel rispetto delle risorse naturali.”

Le buone intenzioni della Giunta sembrano esaurirsi nell’ impegno di modernizzare il tradizionale strumento urbanistico, anziché considerare il rinnovo della normativa come un mezzo per realizzare le finalità primarie stabilite dalla legge.

La mancata definizione di chiari obiettivi di carattere generale e delle relative strategie ed indicazioni per lo sviluppo, così come richiesto dall’art. 3 della legge 11/04 è surrettiziamente sostituita e compendiata dalla previsione di una “Città verde- fluviale”.

L’idea può essere condivisa come corollario e non certo come alternativa alle esigenze di governo “in progress” dello sviluppo urbanistico ambientale richiesto dal rapido mutare delle dinamiche sociali ed economiche della nostra comunità.

Si sottolinea, a riprova, la mancanza di un serio preventivo confronto e delle conseguenti indicazioni per una gestione coordinata e permanente con i cittadini e le diverse componenti sociali ed imprenditoriali, attori principali ed indispensabili per realizzare interventi finalizzati a migliorare la qualità della vita della comunità.

In relazione agli obiettivi generali ed ai diversi sistemi in cui si articola la proposta si osserva:

L’opzione del futuro assetto territoriale ed urbanistico del paese incentrato su una generica “riqualificazione”, più che sulle previsioni di crescita, sembra confermare la mancanza di un disegno programmatorio politico di lungo periodo, già manifestata dalla giunta nella trascorsa metà del presente mandato.

La “limitata previsione di nuove aree di espansione” necessita di una preliminare indicazione, sia pure a grandi linee, delle zone destinate a tal fine dalla pianificazione generale.

Vanno considerate le possibili opzioni alternative o contestuali, quali una contenuta ripartizione edificatoria fra le diverse frazioni del Comune.

Per quanto attiene il dimensionamento del sistema insediativo, è indubbio che il fabbisogno dell’ offerta residenziale stimato sull’analisi dei trends di crescita e di trasformazione della composizione della popolazione riferita ai dati storici, riveste una dubbia attendibilità e va sostituita con una indagine longitudinale ed un costante monitoraggio sulle future proiezioni demografiche di carattere qualiquantitativo. Va posto però in evidenza il peso del complesso e sempre più consistente fenomeno dell’ immigrazione con le sue ricadute sul piano abitativo e le prospettive di rilancio anche se non immediate, del settore produttivo che richiedono attente considerazioni e le necessarie preventive intese prima di procedere a ponderate scelte politiche.

Affermare che l’offerta di abitazioni, più che sulla domanda, va calibrata sulla capacità del sistema insediativo ed ambientale a contenerle, tramite più rigorose modalità realizzative e l’adozione di standars più congrui, può contribuire a comprimere la crescita della domanda, ma con il rischio di mantenere non poche delle attuali situazioni di irregolare sovraffollamento.

Non va pertanto sottovalutata nella determinazione delle cubature ammissibili e dei relativi standars l’esigenza di adottare una tipologia edilizia rapportata al reale potere di acquisto dei nuovi cittadini.

Poco comprensibile appare la necessità di ipotizzare “fin da subito” un preciso studio delle tipologie edilizie insediabili e di prevedere “fin da subito” procedure concertate pubblico private per la definizione degli obiettivi dei nuovi insediamenti, nell’ottica di far contribuire i privati alla realizzazione dello spazio pubblico”, in anticipo sulle indicazioni che dovrebbero emergere dal P.A.T. (e non precederlo !).

E’ di fondamentale importanza definire il soggetto (i) ed i criteri oggettivi che determineranno i fabbisogni locali per decidere il dimensionamento delle nuove previsioni per gli ATO.

Per quanto attiene il sistema della produzione, motore dello sviluppo economico, preoccupa la scarsa attenzione rivolta sia al settore artigianale industriale con il rinvio di ogni possibile forma di promozione e prospettive di crescita affidate alla normativa sovra ordinata (PTPC e Piano d’Area del Medio Corso del Piave), che al settore agricolo per il quale si fa esclusivo riferimento ad una generica valorizzazione della produzione agro alimentare e dell’impegno per una più razionale attività di gestione del territorio.

Il documento non fa alcun riferimento alle reti di servizi pubblici e privati ad uso pubblico, primari e secondari rivolti ai singoli cittadini ed alla comunità, in particolare per quanto riguarda il potenziamento, l’estensione ed un’ equa distribuzione territoriale.

Ignorando i complessi problemi legati alla residenzialità ed alle attività lavorative svolte in ambito golenale, non si avverte la fondamentale necessità di una indispensabile concertazione fra le categorie interessate direttamente all’ uso ed al governo del territorio, alla conservazione e difesa dell’ ambiente, alle molteplici potenzialità da sviluppare nel settore agrituristico ed agro alimentare, riducendo l’attenzione ad alcune scelte “ad effetto” e comunque di carattere complementare (parco agricolo, parco museale della vite).

Sistema ambientale. “La città verde”.

Secondo le valutazioni dell’ Agenzia Ambientale Europea ed i dati nazionali (ISTAT), Ponte di Piave possiede già, a pieno titolo le caratteristiche di città verde. L’ulteriore valorizzazione, armonizzazione ed interconnessione fra gli spazi verdi in parte già esistente, pur ampiamente condivisibili ed apprezzabili, sembrano conferire al progetto un’enfasi mirata a coprire l’assenza di una concreta e razionale progettualità per lo sviluppo e la crescita della comunità.

Il documento enuncia una cospicua serie di iniziative ed interventi destinati a qualificare la transizione del paese verso l’ideale città futura. Alcune iniziative in atto suscitano però legittime perplessità sulla reale volontà di realizzare quanto dichiarato nel programma.

- In aperta contraddizione, anziché in logica coerenza con le previsioni del PAT, il programma poliennale 2007/2009 delle opere pubbliche varato dall’Amministrazione Comunale non include il previsto, “recupero ad uso pubblico” del complesso dei Padri Giuseppini sostituendolo, al contrario con la progettazione alternativa di una edificazione “mostre” in area verde del centro urbano.

- E’ iniziata da pochi giorni una sistematica distruzione dell’area spondale del fiume Negrisia di particolare pregio naturalistico e compreso in area SIC.

- Lo studio progettuale sulla navigabilità del Piave, a valle dei Ponti, con i relativi “punti di attracco” risulta in palese contraddizione con le disposizioni pianificatorie del bacino del fiume.

Sorprende invece negativamente l’esclusione dagli obiettivi primari, in tema di difesa del territorio, del rischio idrogeologico rappresentato dal Piave e soprattutto la mancata richiesta, in sede di copianificazione con la Regione, di preliminari garanzie a tutela dei nostri concittadini minacciati da una normativa frammentata e scoordinata, subordinata ad interessi troppo spesso diversi da quelli delle popolazioni rivierasche.

Manca inoltre il dovuto rilievo sulla necessità di raccordare la pianificazione per la difesa dal rischio idraulico con la pianificazione territoriale dando applicazione alle disposizioni previste dal PAI.

Partecipazione

Del tutto condivisibile è l’impegno di adottare l’istituto della partecipazione come strumento di governo permanente del processo pianificatorio e della gestione del territorio che “deve” e non “può” continuare nelle fasi successive e non solo all’atto di approvazione del piano.

Qualche dubbio sulla reale volontà politica di attuare questo fondamentale atto di governo sorge fra la dichiarazione di “fissare fin dal documento preliminare i principali passaggi per l’organizzazione della partecipazione della comunità locale” e l’esito degli incontri pubblici tenuti nello scorso ottobre poco pubblicizzati e non preceduti almeno da una preventiva e sommaria informazione sui contenuti e fini della legge.

Se obiettivo dichiarato è quello di coniugare il “sapere disciplinare” con il “sapere comune” è urgente dar luogo ad una approfondita analisi e ad una adeguata sensibilizzazione della comunità prima di procedere alla composizione del “soggetto istituzionale” delegato come unico referente alla gestione del piano.

Considerazioni analoghe si impongono per quanto riguarda le procedure per il monitoraggio del processo e della VAS ai sensi dell’articolo 46 della L 11/04

In sintesi il documento appare poco equilibrato, più una raccolta di buone intenzioni che l’espressione chiara di precisi obiettivi e di strategie essenziali come richiesto dall’art 3. L 11/04.

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