19 gennaio 2014

Piave: Un cane che si mangia la coda.



Orto Botanico: 2010 -:- 2014  Avanzamento del fronte di erosione

Piave: Un cane che si mangia la coda.


E’  fondamentale chiedersi il perché dell’ incontrollabile fenomeno erosivo in atto all' (ex) Orto botanico di Ponte di Piave.



Se analizziamo gli interventi attuati in questo ultimo decennio, presentati sempre con la motivazione della “Sistemazione idraulica” o   “regimazione del fiume”,   potremmo porci almeno una volta il quesito di quanto opportuni siano stati, al fine di non perseverare  negli stessi  errori o peggiorando  le situazioni che si sono venute a creare come conseguenza  degli interventi attuati.
Poco a valle del sito in questione, in questi ultimi anni sono stati asportati volumi di inerti per almeno un milione di m^3 di ghiaie, forse con  il "buon proposito" di regimare il fiume ma innescando di contro i fronti di erosione delle rive e favorendo le criticità,  senza dimenticare  il conseguente aumento della velocità delle correnti  che riempiono con maggiore rapidità l’area golenale, come si è dimostrato negli ultimi eventi di piena. I volumi di riva erosi  sono stati trascinati lì appena a valle, un materasso di ghiaie forse pronte per un nuovo asporto , con le solite motivazioni  e senza accorgersi che è “un cane che si morde la coda”.
Un’area di diversi ettari attigua all’orto botanico nel 2004è stata oggetto di una bonifica agraria, (la documentazione dell’operazione è chiaramente riassunta  nelle carte storiche di GoogleEarth).  L’intervento è stato concesso  nonostante i ricorsi al TAR  presentati dall’Amministrazione dell’allora  Sindaco Marin e se, in un primo momento  il TAR del Veneto ha accettato le motivazioni che  evidenziavano la pericolosità in caso di erosioni, in un secondo momento il TAR del Lazio le ha rigettate.
Una potatura inutile...............
..................fino all'ultimo palo

In tale area,  prospicente all’alveo è stato piantumato un vigneto; oggi il riporto di terreni sciolti che hanno sostituito un profondo materasso di ghiaie, sono facilmente aggredibili dalla corrente e sono limi che vanno ad ostruire il fondo del Piave nella parte bassa, moltiplicando i problemi di deflusso critico.
Oggi Il fronte di erosione ha messo in  netto  risalto una sezione di sponda alta diversi metri  inconsistente,   oggetto della citata bonifica.
"nuovi reperti"
km di tubi in polietilene in alveo
"nuovi reperti"
 migliaia di pali in plastica in alveo
 Il risultato di queste scelte è insomma una catastrofe prevedibile: gli impianti a vigneto, trascinati in alveo come un domino hanno distribuito nel  letto del fiume migliaia di pali in plastica, chilometri di tubazioni in polietilene per l’irrigazione e grovigli di filo d’ acciaio
Questi sono i “nuovi reperti” di un  nuovo conflitto sul Piave che sostituiranno quelli della prima guerra mondiale… Per limitare questo grave problema nessuno ha ancora pensato di bonificare ed imporre una opportuna fascia di rispetto tra la riva in erosione e i vigneti  chiaramente destinati ad essere divelti.
Il nuovo Consorzio Osservatorio del paesaggio “Medio Piave” a cui aderiscono  numerosi Comuni  rivieraschi deve essere  un organismo che si prende prioritariamente a cuore  la soluzione anche di queste criticità, lontano  dai compromessi se la nobile intenzione è quella di essere un valido Laboratorio “Acque del Piave” a salvaguardia del nostro fiume e della golena,  non trasformarsi  nel solito inutile e costoso carrozzone.
Ponte di Piave 19/01/2014

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