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Orto Botanico: 2010 -:- 2014 Avanzamento del fronte di erosione
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Piave: Un cane che si mangia la coda.
E’ fondamentale
chiedersi il perché dell’ incontrollabile fenomeno erosivo in atto all' (ex) Orto
botanico di Ponte di Piave.
Se analizziamo gli interventi attuati in questo ultimo
decennio, presentati sempre con la motivazione della “Sistemazione idraulica”
o “regimazione del fiume”, potremmo porci almeno una volta il quesito di
quanto opportuni siano stati, al fine di non perseverare negli stessi
errori o peggiorando le situazioni
che si sono venute a creare come conseguenza degli interventi attuati.
Poco a valle del sito in questione, in questi ultimi anni
sono stati asportati volumi di inerti per almeno un milione di m^3 di ghiaie, forse
con il "buon proposito" di regimare il
fiume ma innescando di contro i fronti di erosione delle rive e favorendo le
criticità, senza dimenticare il conseguente aumento della velocità delle
correnti che riempiono con maggiore
rapidità l’area golenale, come si è dimostrato negli ultimi eventi di piena. I
volumi di riva erosi sono stati
trascinati lì appena a valle, un materasso di ghiaie forse pronte per un nuovo
asporto , con le solite motivazioni e senza accorgersi che è “un cane che si morde la coda”.
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Una potatura inutile............... |
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..................fino all'ultimo palo |
In tale area, prospicente
all’alveo è stato piantumato un vigneto; oggi il riporto di terreni sciolti
che hanno sostituito un profondo materasso di ghiaie, sono facilmente
aggredibili dalla corrente e sono limi che vanno ad ostruire il fondo del Piave
nella parte bassa, moltiplicando i problemi di deflusso critico.
Oggi Il fronte di erosione ha messo in netto
risalto una sezione di sponda alta diversi metri inconsistente, oggetto della citata bonifica.
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"nuovi reperti"
km di tubi in polietilene in alveo |
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"nuovi reperti"
migliaia di pali in plastica in alveo |
Il risultato di
queste scelte è insomma una catastrofe prevedibile: gli impianti a vigneto, trascinati
in alveo come un domino hanno distribuito nel letto del fiume migliaia di pali in plastica, chilometri
di tubazioni in polietilene per l’irrigazione e grovigli di filo d’ acciaio.
Questi
sono i “nuovi reperti” di un nuovo
conflitto sul Piave che sostituiranno quelli della prima guerra mondiale… Per
limitare questo grave problema nessuno ha ancora pensato di bonificare ed imporre
una opportuna fascia di rispetto tra la riva in erosione e i vigneti chiaramente destinati ad essere divelti.
Il nuovo Consorzio Osservatorio del paesaggio “Medio Piave” a
cui aderiscono numerosi Comuni rivieraschi deve essere un organismo che si prende prioritariamente a
cuore la soluzione anche di queste
criticità, lontano dai compromessi se la
nobile intenzione è quella di essere un valido Laboratorio “Acque del Piave” a
salvaguardia del nostro fiume e della golena, non trasformarsi nel solito inutile e costoso carrozzone.
Ponte
di Piave 19/01/2014
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