02 aprile 2009

Piave: necessario un fronte dei Sindaci

PONTE L’ex primo cittadino Marin: «Conflittualità preoccupanti tra cavatori ed enti»
«Estrazione di ghiaia? Un fronte unito»

Giovedì 2 Aprile 2009,
Ponte di Piave
(g.r.) I sindaci del Piave, 26 amministrazioni da Jesolo al Quartier del Piave, devono tornare a fare fronte comune contro i disagi provocati dall’estrazione di ghiaia lungo il letto del fiume. La proposta è dell’ex sindaco di ponte di Piave Gianni Marin.
«La conflittualità tra cavatori di ghiaia ed Enti Locali preoccupati per i rischi conseguenti ad una squilibrata rimozione di inerti, si è riaccesa» dice Marin. «Di fronte alla contestazione per le grandi opere di scavo, quali le ventilate “casse di espansione” nelle grave di Papadopoli di due anni fa e l’ipotesi di apertura di nuove cave in Sinistra Piave, gli “utilizzatori” hanno cambiato strategia. E hanno proposto, con la denominazione “Riordino idraulico e riqualificazione ambientale”, una serie di interventi di limitata portata distribuiti nel corso di cinque anni: in questo periodo il greto del fiume sarà trasformato in un permanente cantiere con intuibili ripercussioni. Questo intervento è peraltro già in fase di sperimentazione da qualche anno sotto il nome di «lavori di somma urgenza, per le difese spondali e la protezione del rischio idraulico».
E questo con la tacita acquiescenza di amministrazioni poco attente alla prioritaria esigenza di altri interventi più necessari ed urgenti. Ponte di Piave, dopo aver ignorato i rischi dei residenti in ambito golenale, in sede di osservazioni al P.a.i., ha limitato il suo interesse per il Piave, negli ultimi anni, alla costruzione di un porticciolo turistico a valle dei ponti ed in territorio di Salgareda, con un impegno di risorse da parte degli uffici periferici della Regione di 300mila euro per consentire un inutile accesso, via fiume, alla “casetta di Parise”; in più ecco una somma di 10mila euro per un percorso di collegamento fra la stessa casetta e l’orto botanico di Negrisia interamente nella zona a massimo rischio. Non sembra però che altre amministrazioni direttamente interessate al progetto siano andate oltre la proposta di un ”Progetto intercomunale di assetto urbanistico ed ambientale dell’area”, la cui coerenza con la normativa è tutta da verificare. E’ necessario che i sindaci del Piave ricostituiscano il vecchio fronte al quale avevano aderito tutti i 26 comuni, dal Quartier del Piave ad Jesolo, rielaborando concrete proposte operative, concertate nel rispetto delle diverse esigenze locali, da proporre nel confronto con gli Enti sovraordinati» conclude Marin.
Gazzettino del 2-4-2009

Nessun commento: