Il recente commiato dei Padri Giuseppini da Ponte di Piave ha risollevato indebite illazioni sulla mancata acquisizione del complesso da parte della precedente amministrazione comunale.
Per doverosa chiarezza ritengo necessario comunicare quanto segue:
dopo alcuni contatti informali, si è svolto un unico incontro ufficiale fra il sindaco ed i rappresentanti della direzione centrale dei Padri Giuseppini, nel corso del quale ci è stata formalmente richiesta la futura destinazione dell’immobile.
Le indicazioni fornite: trasferimento e potenziamento della biblioteca comunale, istituzione del centro musica per le numerose attività in atto nel settore, la fondazione di un centro congressi per giovani con recupero dell’attuale potenzialità recettiva, uso pubblico regolamentato per finalità sportive ed altre fruizioni comuni per gli spazi verdi, garanzia di alloggio permanente per una eventuale continuità residenziale dei Padri Giuseppini, sono state considerate “estremamente esaurienti” dagli interlucotori.
A fronte di tali indicazioni, il comune ha chiesto l’entità della cifra da corrispondere per il passaggio di proprietà. I Giuseppini si sono riservati di dare un risposta in tempo breve. Da allora non si sono più fatti vivi, nonostante le ripetute sollecitazioni telefoniche e scritte, giustificate dalla necessità di conoscere l’entità della somma da reperire per ovvie ragioni di bilancio.
Poiché fonti attendibili ci avevano informato che i Giuseppini stavano trattando la vendita a privati, abbiamo posto un termine ultimativo per la risposta, del tutto disatteso. Dopo ulteriori sollecitazioni, ancora una volta inevase, abbiamo dovuto constatare la sostanziale indisponibilità della congregazione a cedere la proprietà al comune.
Prendendone atto, con grande rammarico, abbiamo però affermato la volontà dell’amministrazione di opporsi a qualsiasi cambiamento d’uso del complesso, a fini edilizi speculativi.
Abbiamo pertanto inoltrato richiesta e presentato la relativa documentazione, alla sovrintendenza ai Beni Ambientali per la sottoposizione a vincolo di tutela per l’intera area.
Tale comportamento dei Padri Giuseppini ha una duplice motivazione:
1) l’imbarazzo, di fronte alla dichiarata destinazione ad usi sociali del complesso, di chiedere prezzi speculativi da libero mercato
2) attribuire un valore al bene, avrebbe precluso ulteriori richieste in aumento al privato, possibile invece con la larvata minaccia della concorrenza pubblica .
Merita, a tal punto, sottolineare la palese diversità di comportamento fra enti, nel nostro caso con l’Istituto Cottolengo di Torino. Nella identica situazione: cessione di un bene ottenuto gratuitamente da benefattori di Ponte di Piave, l’Istituto torinese ha saputo coniugare la legittima difesa dei propri interessi economici, con i principi e le finalità etiche che ne ispirano l’impegno.
Il trasferimento al Comune della casa di riposo ha ottenuto il consenso e la riconoscenza dell’intera comunità locale.
Gianni Marin – ex sindaco di Ponte di Piave
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